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UNA TRILOGIA TEDESCA - PEGGY PICKIT

UNA TRILOGIA TEDESCA - PEGGY PICKIT

Peggy Pickit guarda il volto di Dio
di Roland Schimmelpfennig
un progetto a cura di Marcello Cotugno, Valentina Acca, Valentina Curatoli
regia Marcello Cotugno
con Valentina Acca, Valentina Curatoli, Giovanni Ludeno, Emanuele Valenti

PRIMO STUDIO settembre 2019

Presentazione del Progetto

Peggy Pickit, una satira feroce che mette in luce la complessità e l'intrinseca contraddittorietà dello sguardo occidentale sul continente africano, è parte della Trilogia Africana di Roland Schimmelpfenning, che ha debuttato a Toronto nel 2011.Carol e Martin tornano a casa dopo aver trascorso sei anni lavorando nello staff di Medici senza frontiere in un paese africano non ben definito. Al loro ritorno, vengono invitati a cena dai loro vecchi amici Liz e Frank. Le due coppie si erano incontrate alla facoltà di medicina ma da lì in poi le loro vite avevano preso percorsi estremamente differenti. Mentre Carol e Martin hanno scelto di prestare assistenza medica in luoghi di estrema povertà, Liz e Frank hanno invece esercitato la loro professione inseguendo obbiettivi più tradizionali: la carriera, il guadagno, la costruzione di una famiglia. A legarli in questa lunga distanza, la presenza di una bambina, Annie, che Liz e Frank hanno adottato a distanza, e di cui Martin e Carol si sono presi cura durante la loro permanenza in Africa. Durante la cena, l’alcool inizia a scorrere e fa emergere incomprensioni e gelosie reciproche tra le due coppie. Protagoniste inerti dell’azione diventano inaspettatamente due bambole. La prima, Peggy Pickit (che dà nome all’ opera), è un costoso giocattolo di fabbricazione occidentale destinato da Liz e Frank ad Annie, l’altra è una semplice bambola artigianale di legno, portata in dono dall'Africa da Carol e Martin per Katie, la figlia biologica dei loro amici.
Le due bambole diventano il simbolo dell’enorme divario tra il capitalismo avanzato del mondo occidentale e la povertà dei paesi in via di sviluppo. Un divario incolmabile sottolineato anche dal racconto che Liz fa di una lettera che Katie ha scritto per Annie, tentativo, forse impossibile, di gettare un ponte tra due realtà troppo lontane. Attraverso i toni a volte ironici, a volte dolorosi di questa commedia amara, il conflitto che anima azioni e relazioni in scena diventa dunque metafora di un'inquietudine esistenziale tipica del contemporaneo. Da un lato le due coppie rispondo al richiamo di un'affannosa ricerca di identità e di ruolo nella società (come medici e come individui), richiamo a cui forniscono risposte diametralmente opposte. Dall'altro, dietro a una contrapposizione che potrebbe superficialmente leggersi come uno scontro buoni/cattivi, emerge una riflessione più acuta e pessimista sul relativismo dei valori, sul confine sottile tra bene e male, compassione e pietà e, non ultimo, sul senso di colpa dell’Occidente e sul paternalismo assistenzialista che permea il rapporto tra l'Europa e le ex colonie.
Schimmelpfenning riesce a superare il cliché della commedia su quattro vecchi amici che si ubriacano a cena e straparlano, attraverso l’uso dello straniamento brechtiano. Durante l’azione, i protagonisti spesso si rivolgono al pubblico per esprimere il loro punto di vista, mentre tutto ciò che li circonda rimane sospeso, congelato.
“Il nostro progetto abbraccia questa dimensione brechtiana, utilizzando l'artificio stilistico della rottura della quarta parete per enfatizzare l’elemento didattico del testo, pur mantenendo l'intensità della dimensione relazionale, fulcro del rapporto tra i quattro
personaggi in scena. Anche la ripetizione delle battute diventa un mezzo per rielaborare da diversi punti di vista la scena che abbiamo appena visto, come per concedere ai personaggi il tempo di riaggiustare le loro maschere civili nei confronti degli altri attori, ma anche del pubblico stesso.
Una scena scarna, elegante ma fredda, che rimanda all’atmosfera ospedaliera; musiche rarefatte e sincopate che intercettano le ultime tendenze dell’elettronica minimalista, da Alva Noto a Plastikman, da Oneothrix Point Never ai Rival Consoles; le luci tagliate e puntiformi, che conducono verso una dimensione a metà tra espressionsimo e naturalismo, mutuata e rielaborata dalla cinematografia anni ’20/30 di registi come Pabst, Wiene e Dreyer e da uno stile teatrale che ha i suoi padri in autori come Kroetz, Botho Strauss e Fassbinder.”

(Marcello Cotugno)

Note biografiche sull’autore

Roland Schimmelpfennig, uno dei più noti autori della drammaturgia tedesca contemporanea, è nato a Göttingen nel 1967. Ha lavorato come giornalista e scrittore freelance a Istanbul, prima di iniziare a studiare come regista teatrale alla Otto Falkenberg School di Monaco nel 1990. Dopo aver completato questo corso è diventato assistente alla regia e in seguito membro del team artistico del Kammerspiele di Monaco. Schimmelpfennig è stato dramaturg alla Schaubühne di Berlino per la stagione 1999/2000. Attualmente è autore residente al Deutsches Schauspielhaus di Amburgo

Marcello Cotugno

Regista, autore, filmmaker, pedagogo. Si forma all’Accademia di Napoli diretta da Guglielmo Guidi, al Teatro di Roma con Mario Martone e, alla Biennale di Venezia, agli Atelier di regia di Eimuntas Nekrosius e di drammaturgia di Neil LaBute.
Dal 1996 a oggi ha diretto oltre 60 spettacoli, tra cui Perversioni sessuali a Chicago di David Mamet, con Luca Zingaretti, Valentina Cervi e Massimo. Reale, prodotto da Fascino srl, Anatomia della morte di… (vincitore del premio “7 spettacoli per un teatro italiano per il 2000” e rappresentato al Teatro Argentina di Roma), con Daniele Pecci, Massimiliano Bruno, Paolo Zuccari, Giorgio Colangeli, Lidia Biondi, prodotto da Teatro di Roma e Beat72, Niente e nessuno di Letizia Russo, con Alessia Giuliani, Ciro Damiano e Giancarlo Ratti, prodotto da PAV e Beat72, Bash di Neil LaBute con Paolo Sassanelli, Alessia Giuliani, Fulvio Pepe e Violante Placido prodotto da Benevento Città Spettacolo,
Fox&Gould e Beat72, La forma delle cose di Neil LaBute con Lorenzo Lavia, Federica Di Martino, Fulvio Pepe e Ilaria Falini prodotto dal Teatro.Eliseo e compagnia Lavia, Some Girl(s)di Neil LaBute, con Gabriele Russo, Bianca Nappi, Valentina Acca, Roberta Spagnuolo e Martina Galletta prodotto dal Teatro Bellini, Due vecchiette vanno al Nord di Pierre Notte, con Iaia Forte e Daniela Piperno prodotto da Face a Face, Italiani si nasce… di Tullio Solenghi e Maurizio Micheli, con Tullio Solenghi, Maurizio Micheli, Novantadue - Falcone e Borsellino vent’anni dopo di Claudio Fava, con Filippo Dini, Giovanni Moschella e Pierluigi Corallo, prodotto da BAM Teatro, Regalo di Natale, tratto dal film di Pupi Avati e adattato per il teatro da Sergio Pierattini, con Gigio Alberti, Filippo Dini, Giovanni Esposito, Valerio Santoro e Gennaro di Biase, prodotto da La Pirandelliana. Nel 2018 dirige Un autunno di fuoco di Eric Coble, con Milena Vukotic e Maximilian Nisi, prodotto da La Contrada di Trieste, che ha debuttato al Festival di Borgio Verezzi. Nel 2018 dirige Valentina Acca in Leni, il trionfo della bellezza di Irene Alison che ha debuttato al Napoli Teatro Festival, Sezione SportOpera. Nel 2019 dirige Non chiamateli briganti con Paolo De Vita e Mimmo Mancini, anche autori del testo, prodotto dalla Compagnia del Sole e dal Comune di Bitonto, che sarà a Beirut al Teatro Geymmazeh ad ottobre 2019 nell’ambito del 2° Festival Internazionale di Teatro Europeo di Beirut.
Nel 2019 partecipa alla residenza artistica UFO a cura di Marcela Serli con la collaborazione del Teatro La Contrada di Trieste e la Scuola si alta formazione SISSA, assieme alla Compagnia Fattoria Vittadini realizzando due performance: La cena della perdita di Nick Hunt e Are You Going to Save the Children? ispirata al testo The Children di Lucy Kirkwood e a poesie del collettivo inglese Dark Mountain.Per il cinema, dopo il diploma in Filmmaking alla New York Film Academy nel 1999, ha diretto il cortometraggio Don’t you need. Somebody to love (menzione speciale al LAIFA 2001 a Los Angeles), il corto Fuori dal giro, co-diretto con Dario Iacobelli (vincitore al Festival di Trevignano 2001) e il corto La Tazza (premio Franco Santaniello al Napoli Film Festival 2006). Nel 2016 dirige due cortometraggi: Non è volare di Paolo De Vita e L’Incontro, scritto assieme a Philippe Goudard e Irene Alison, vincitori di premi a Madrid, Valencia, Buenos Aires e Fano. Nel 2018 dirige il corto Il perdono di Dario Iacobelli con Lino Musella, Valentina Acca, Alfonso Postiglione, Gennaro Di Biase e Emilio Vacca, prodotto da Panamafilm, premiato a Cortinametraggio 2019 per il migliore attore protagonista.
Dal 2007 al 2015 è uno degli autori della serata David di Donatello per RAI1.
Dal 2014 collabora come docente al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, dal 2009 alla Link Campus University, dal 2008 all’Accademia Padiglione Ludwig e dal 2017 all’Accademia Italiana di Musical.
Nel 2019 insegna al Master di perfezionamento per attori organizzato dal Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma e dal Centro Barreira A+D di Valencia. A ottobre 2019 terrà un workshop al Teatro Geymmazeh di Beirut.
Tra le sue pubblicazioni il saggio L’atroce ironia del quotidiano nella drammaturgia post-moderna americana sul Giornale Storico del Centro Studi di Psicologia e Letteratura, A New Form of Beauty all’interno del libro Corpo Riflessione Immagine per Alpes Edizioni, la
prima edizione italiana di testi di Neil LaBute, Trilogia della bellezza per Editoria&Spettacolo in collaborazione con Masolino D’Amico e Gianluca Ficca e il testo Liquido scritto in collaborazione con Irene Alison, pubblicato da Nardini editore nella collana Sottotesto, curata da Luca Cedrola.
È presidente dell’Associazione Te@troshock che si occupa di teatro-terapia.

Valentina Acca

https://valentinaacca.it/
divide la sua attività tra teatro, cinema e tv.
Consegue un corso di specializzazione all’Accademia d’Arte Drammatica Silvio d’Amico e partecipa a laboratori e stage in Italia e all’estero con Renato Carpentieri, Juriy Alschitz, Carmelo Rifici, Marco Tullio Giordana, Bruno de Franceschi, Massimiliano Civica, Deflorian/Tagliarini .
Nel 2006 è protagonista con Nino D’Angelo in Zingari, regia di Davide Iodice , diretta da Claudio Di Palma per il progetto "Storie interrotte" e da Loredana Scaramella in As you like it di W.Shakespeare al Globe Theatre di Roma. In cinema e tv lavora con Lucio Gaudino, Riccardo Donna, Antonio Frazzi, Toni D’Angelo.
Nel 2009 è la protagonista del film Esterno sera di Barbara Rossi Prudente e in scena con “Frateme” di Benedetto Sicca.
Tra il 2010 e il 2014 viene diretta da Andrea de Rosa, Pierpaolo Sepe, MK, Paula Diogo, Linda Dalisi, successivamente lavora con Antonio Latella in Don Giovanni, a cenar teco, in C’è del pianto in queste lacrime, Francamente me ne infischio!-per cui vince il premio UBU come miglior attrice protagonista- Ti regalo la mia morte,Veronika e Natale in casa Cupiello. Nel 2016 è coprotagonista del film Pericle il Nero di Stefano Mordini e lavora con Marcello Cotugno in Some girl(s) di Neil Labute e successivamente nel monologo “Leni, il trionfo della bellezza” scritto da Irene Alison.
Attualmente impegnata nelle riprese della serie tv L’Amica Geniale targata HBO/Rai/Fandango e diretta da Saverio Costanzo.

Valentina Curatoli

Ha iniziato a studiare teatro all'età di 17 anni presso il laboratorio teatrale Bardefè e ha conseguito il diploma di formazione superiore per attori presso l'ERT. In seguito, in un percorso di formazione continuo incontra maestri come Marco Martinelli, Ermanna Montanari, Danio Manfredini, Claudio Morganti, Bruno De Franceschi, Tomi Janežič.
Accanto allo studio del teatro coltiva un profondo interesse per la musica. Studia solfeggio e canto con Francesca Della Monica e Gina Lacorazza ed è cantante nel gruppo musicale I Posteggiatori Tristi.
Il suo percorso artistico si inscrive tra canto e parola, tradizione napoletana e teatro contemporaneo, confronto con il testo e scrittura scenica. A teatro lavora, tra gli altri, con Andrea De Rosa, Pierpaolo Sepe, Renato Carpentieri, Davide Iodice, Sara Sole Notarbartolo, Massimiliano Civica, Francesco Saponaro, Andrea Renzi, Arturo Cirillo, Pino Carbone. A cinema con Cristina Comencini, Vincent Dieutre, Silvana Maja, Jean-Claud Taki, Guido Lombardi, Pietro Marcello.
Si occupa inoltre dello studio teorico delle arti della scena: nel 2012 consegue un dottorato in antropologia teatrale presso l'università Federico II di Napoli.
Giovanni Ludeno, lavora a teatro con Mario Martone (Edipo a Colono, La serata a Colono, Operette Morali, La Carmen), Arturo Cirillo (Mettiteve a ffà l’ammore cu me!, L’ereditiera, Le intellettuali, Miseria e Nobiltà), Luca Ronconi (L’Antro delle Ninfe, Sogno di una notte di mezza estate, Santa Giovanna dei Macelli), Francesco Saponaro (Chiove, Aspettando Godot), Gabriele Vacis (Le Fenicie). A cinema ha recitato in Due Soldati di Marco Tullio Giordana; Tutto può succedere di Lucio Pellegrini; Il giovane favoloso di Mario Martone; Che bella sorpresa di Alessandro Genovesi; La peggiore settimana della mia vita di Alessandro Genovesi; Habemus Papam di Nanni Moretti; Una vita Tranquilla di Claudio Cupellini; Noi credevamo di Mario Martone; Lo spazio bianco di Francesca Comencini.
Sta lavorando alla serie tv 1992/1993 di Giuseppe Gagliardi.
Emanuele Valenti (Napoli, 1974) è fondatore e direttore artistico dal 2010 della Compagnia Punta Corsara, dopo il primo biennio come assistente artistico dell’omonimo progetto, nato a Scampia sotto la direzione di Marco Martinelli e Debora Pietrobono (2007 – 2009). Per Punta Corsara, lavora come regista e autore di sei spettacoli in cui è anche attore: Il Signor di Pourceaugnac (riscrittura da Molière di cui è co-autore con Antonio Calone), Il Convegno, PetitoBlok, Hamlet Travestie (scritto con Gianni Vastarella), Il Cielo in una stanza (co-autore con Armando Pirozzi), Una commedia di errori (co-autore con Marina Dammacco e Gianni Vastarella). Si occupa di laboratori per adolescenti e di formazione in vari progetti: Arrevuoto a Napoli, le esperienze di non-scuola in collaborazione con il Teatro delle Albe (Tuttùn in Basilicata e Capusutta a Lamezia Terme). Come attore, per il teatro e per il cinema, ha lavorato tra gli altri con Mario Martone, Enzo Moscato, Antonietta De Lillo, Andrea De Rosa, Carlo Luglio, Gianluigi Gherzi, Annalisa D’Amato, Igor Tuveri. Interpreta il ruolo di Donato Sarratore nella serie tv L’amica geniale, diretta da Saverio Costanzo.


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